Il 2 aprile il presidente 🇺🇸 Donald Trump aveva annunciato i “dazi reciproci” (对等关税 duì děng guānshuì) del 10% sulle importazioni in generale in vigore a partire dal 5 aprile, nonché aliquote più elevate per decine di nazioni che registrano surplus commerciali con gli Stati Uniti, che sono entrare in vigore il 9 aprile, salvo poi essere rimandate di 90 giorni nel giro di poche ore, mantenendo però l'imposta del 10% su quasi tutte le importazioni globali. La Cina è l'eccezione.
La risposta iniziare di Pechino era stata tranquilla. Complice anche il fatto che fosse il weekend del Festival di Qingming (清明节 Qīngmíng jié). Ma silenzio non significa inazione, infatti la risposta cinese è arrivata nei giorni successivi sotto diverse forme:
L’imposizione di un'ulteriore tariffa del 34% su tutte le importazioni dagli Stati Uniti a partire dal 10 aprile;
Una causa contro gli Stati Uniti presso il meccanismo di risoluzione delle controversie dell'Organizzazione mondiale del Commercio (世贸组织 shìmào zǔzhī);
L’inserimento di 11 aziende statunitensi nella blacklist delle entità inaffidabili e il divieto di commercio estero e gli investimenti in Cina (questo è stato giustificato come problema di sicurezza vista la cooperazione tecnico-militare di alcune di queste aziende con Taiwan);
L’inserimento di altre 27 aziende statunitensi nell'elenco di controllo delle esportazioni (sempre per motivi di sicurezza);
L’avvio di un'indagine anti-dumping e di un'indagine sulla competitività del settore dei tubi radiogeni per la tomografia computerizzata (TC) importati da Stati Uniti e India (il settore farmaceutico è uno dei settori più importanti in termini di export per Nuova Delhi):
Il controllo delle esportazioni sulle terre rare (稀土 xītǔ);
La sospensione di importazione di prodotti di 2 aziende avicole degli Stati Uniti a causa del rilevamento di furazolidone, un farmaco proibito in Cina.
Sospensione della licenza di C&D (USA) Inc. per esportare sorgo in Cina e sospensione delle qualifiche di altre tre aziende statunitensi che esportano pollame in Cina
Indagine sul gigante chimico DuPont per sospetta violazione della legge anti-monopolio
La situazione è andata progressivamente inasprendosi, con gli Stati Uniti che hanno brandito la minaccia del cosiddetto “bastone dei dazi” (关税大棒 guānshuì dà bàng). Il 7 aprile, il presidente Trump ha annunciato l’intenzione di aumentare ulteriormente i dazi sulle importazioni dalla Cina fino al 104%, qualora Pechino non avesse ritirato le proprie contromisure entro l’8 aprile. La Cina ha replicato alzando le tariffe fino all’84%. Sebbene gli Stati Uniti abbiano sospeso l’applicazione dei dazi per altri paesi, la Cina è rimasta esclusa dalla tregua: al contrario, le tariffe nei suoi confronti sono state elevate al 125%, e successivamente ancora al 145%, spingendo Pechino a rispondere con un nuovo rialzo delle proprie tariffe, anch’esse portate al 125%. L’amministrazione statunitense ha poi dichiarato che gli smartphone e alcuni prodotti tecnologici sarebbero stati temporaneamente esenti dai tassi o inseriti in diverse categorie d’imposta. Quindi, il braccio di ferro continua.
Negli ultimi mesi, molti lavoratori cinesi si sono trasformati in blogger di TikTok, spiegando ai consumatori americani come ordinare prodotti di lusso direttamente dalle fabbriche cinesi per evitare tariffe doganali elevate. | Zaobao
Ma la Cina non si è mossa solo con contromisure. Infatti, lunedì il presidente cinese Xi Jinping ha iniziato un viaggio nel sud-est asiatico, atterrando prima in Vietnam per poi proseguire in Malesia e Cambogia. Secondo il Financial Times:
Xi cercherà anche di ingraziarsi i leader del sud-est asiatico, sotto pressione per reprimere le triangolazioni di merci cinesi attraverso i loro paesi per eludere i dazi statunitensi.
Il consigliere commerciale di Trump, Peter Navarro, ha dichiarato: “Vogliamo sentire dai paesi, tra cui Cambogia, Messico e Vietnam, che smetteranno di consentire alla Cina di eludere i dazi statunitensi triangolando le esportazioni”.
E ancora:
Yanmei Xie, analista indipendente di politica cinese, ha osservato che, mentre Washington apre negoziati con vari paesi, “una delle richieste principali” sarà quella di allontanarsi ulteriormente dalla Cina in cambio dell’accesso al mercato statunitense.
Oltre a guardare al resto del mondo, la Cina si guarda anche dentro. Infatti, mentre la guerra commerciale (贸易战 màoyì zhàn) continua, Pechino investe sul “circolo interno” ( 内循环 nèi xúnhuán): il suo mercato interno! Un articolo di The Paper martedì mattina spiegava come la strategia nazionale è quella di sostenere le imprese export-oriented nella riconversione verso il mercato domestico. A tale proposito, sono previsti diversi investimenti per oltre 100 miliardi di yuan, con l'obiettivo di rafforzare i canali di vendita interni attraverso e-commerce, grande distribuzione e live streaming. Ad esempio, JD.com (京东 jīngdōng) ha lanciato un fondo speciale da 200 miliardi di yuan per aiutare le imprese export-oriented a vendere sul mercato cinese, mentre mentre 拼多多 (Pinduoduo) ha avviato un piano triennale da oltre 100 miliardi per sostenere le PMI transfrontaliere. Nel frattempo, i principali gruppi della grande distribuzione — da 永辉超市 (Yonghui Superstores) a 苏宁易购 (Suning.com), da 大润发 (RT-Mart) a 盒马 (Hema, parte di Alibaba) — stanno aprendo corsie preferenziali e canali “verdi” per accelerare l’inserimento dei prodotti del commercio estero sugli scaffali. Anche 联华超市 (Lianhua, parte del Bailian Group), 华润万家 (China Resources Vanguard) e 物美 (Wumart) hanno lanciato iniziative simili, semplificando i processi di onboarding e dedicando spazi specifici ai prodotti foreign trade.
Le piattaforme di live streaming, come 东方甄选 (Oriental Selection) e 交个朋友 (Jiaogepengyou), stanno svolgendo un ruolo chiave nel connettere direttamente imprese e consumatori. Jiaogepengyou, in particolare, collabora con il Dipartimento del Commercio dello Zhejiang per aiutare le aziende a riconvertire i propri prodotti sul mercato interno e a trovare mercati alternativi agli Stati Uniti, come Medio Oriente, ASEAN, Europa e America Latina.
A livello istituzionale, il Ministero del Commercio ha avviato il programma “Foreign Trade Quality Products Tour of China” (中国外贸优品全国行), che prevede una piattaforma integrata per facilitare l’incontro tra commercio interno ed estero, oltre a una lista di imprese chiave da sostenere nella transizione. L’obiettivo generale, come dichiarato da un dirigente aziendale intervistato da The Paper, è chiaro: “Vogliamo che il mercato interno superi quello estero. La nostra capacità produttiva continua a crescere”.
Un po’ di lessico:
对等关税 duì děng guānshuì - dazi reciproci: I dazi sono imposte indirette applicate sul valore dei beni importati (e in alcuni casi esportati), utilizzate dai governi come strumenti di politica economica. Il loro scopo principale è proteggere determinati settori dell’economia nazionale dalla concorrenza estera, rendendo i prodotti stranieri più costosi e quindi meno competitivi rispetto a quelli prodotti internamente.
Nell’ultimo mese, gli Stati Uniti hanno introdotto i cosiddetti “dazi reciproci” (reciprocal tariffs). Perché reciproci? Trump giustifica i dazi americani con il principio della “reciprocità”, sostenendo che gli USA debbano reagire alle barriere commerciali ingiuste imposte da altri Paesi. Ma per lui la reciprocità non significa applicare dazi simili, bensì compensare il deficit commerciale: se un Paese esporta più di quanto importa dagli USA, è considerato sleale.
关税 大棒 guānshuì dà bàng - bastone dei dazi: la metafora usata dalla Cina per descrivere la politica aggressiva degli USA. Ma se Washington alza le tasse sulle importazioni cinesi per "piegare" Pechino, la Cina risponde con delle contromisure.
贸易战 màoyì zhàn - guerra commerciale: la più famosa degli ultimi anni è proprio quella tra Cina e Stati Uniti. Iniziata da molti anni, ora stiamo assistendo alla fase più dura fatta di dazi, embargo, sanzioni, e chi più ne ha più ne metta. 📉 Risultato? Mercato nel panico, aziende in crisi, prezzi più alti e i lavoratori che combattono i dazi su TikTok.
内循环 nèi xúnhuán - circolo interno: La Cina risponde ai dazi statunitensi in molti modi, ma - come ogni vera baddie che si rispetti - guarda a se stessa! D’altronde la Cina ha uno dei mercati domestici più grandi al mondo, ma riuscirà a rilanciare i consumi interni che da tempo son diminuiti?
韭菜 jiǔcài – erba cipollina cinese: letteralmente indica proprio l’erba cipollina, ma in questo caso è un significato figurato, molto usato nel linguaggio economico e sui social cinesi, per indicare la popolazione comune.
中国外交部在社交平台发视频称,美国“割世界韭菜,成世界公敌”。
Il Ministero degli Esteri cinese ha pubblicato un video sui social in cui afferma che gli Stati Uniti “tagliano le masse comuni” e sono diventati il nemico comune del pianeta”.
Quindi non si parla di erba cipollina, ma di noi persone comuni! I nostri interessi vengono tagliati, strappati, dagli interessi di alcuni potenti statunitensi, ci dice la Cina.
La settimana della rassegna 🎧
Il box delle meraviglie ✨
Neolauret* con lingua cinese in Veneto
Stagista con laurea in lingue
Business development specialist con cinese
Insegnanti di inglese da remoto
La School of Basic Medical Sciences della Peking University cerca ricercatori postdoc in scienze biomediche
Tirocinio presso la delegazione UE in Cina