Un piccolo gioco immaginale: ti trovi a Hong Kong, è il 1962. La pioggia scende sui marciapiedi bagnati, l’aria è umida, mentre entri in una rosticceria calda e accogliente. Le luci al neon tracciano le ombre morbide sulle pareti con la carta da parati a fantasia, in pieno stile elegante retrò. Il ticchettìo di un orologio si fa insistente. Un telefono con cavo arricciato squilla in sottofondo. Qualcuno fuma e tossisce. Metti in play questa canzone: Yumeji’s Theme🎧, del compositore giapponese Shigeru Umebayashi, lascia che ti avvolga e poi torna a leggere. Sarà un viaggio diverso.

Ci sono parole che racchiudono in sé il profumo di un periodo di vita che, per quanto breve, si carica di bellezza e promessa. La locuzione cinese 花样年华 (huā yàng nián huá) è una vera e propria immagine, in grado di evocare la delicatezza e l'intensità di un fiore che sboccia, mostrando il suo splendore solo per un istante. Con questa espressione, la lingua cinese cattura l'essenza di un tempo che non si ferma mai, un momento di giovinezza e vitalità destinato a svanire, lasciando però un ricordo indelebile.
La frase idiomatica 花样年华 (huā yàng nián huá), che come una breve sequenza è composta da quattro caratteri, già solo osservandola ci svela un po' del suo significato: quei fiori che perdono l’erba, come la scena in movimento di un film muto, dove ogni gesto, ogni traccia, diventa un simbolo che parla senza parole, lasciando che l’evidenza si faccia strada, raccontandoci di bellezza e decadenza.
Vediamoli da vicino:
花 (huā): Significa "fiore". L'etimologia di questo carattere si basa su un pittogramma che rappresenta il fiore. Il simbolo richiama la bellezza e la crescita, quindi il carattere ha connotazioni legate alla bellezza naturale e alla fioritura.
样 (yàng): Significa "modello", "tipo", o "stile". Il carattere è composto dal radicale "木" (mù, "legno") e una forma che indica qualcosa di stilizzato o un esempio. L'etimologia suggerisce che anticamente si riferiva a un modello di qualcosa che cresce o si sviluppa in un certo modo.
年 (nián): Significa "anno". L'etimologia di questo carattere deriva dal radicale "年" che rappresenta l'idea di un ciclo o di tempo, e include un elemento che richiama la semina e la raccolta, ovvero il ciclo naturale delle stagioni.
华 (huá): Significa "splendore", "magnificenza" o "civiltà". Questo carattere è storicamente associato alla Cina, in quanto "华" rappresenta la cultura cinese o la civiltà cinese (spesso usato per riferirsi alla Cina stessa, "华夏" - Huáxià). Il carattere deriva da una combinazione che implica l'idea di gloriosità e splendore.
La locuzione 花样年华 (huā yàng nián huá) è un’espressione poetica che si traduce letteralmente come "gli anni della fioritura" o "gli anni più belli della vita", the prime of life, ed è spesso utilizzata per riferirsi a un periodo fresco e giovanile di bellezza e vitalità. Questo periodo passa molto rapidamente, si può dire che rappresenta un periodo di tempo splendido e fugace. Proprio come un fiore che sboccia al massimo della sua bellezza per poi appassire poco tempo dopo.
È anche il titolo originale del famoso film del regista Wong Kar-wai, poi tradotto come “In the mood for love”
Quest’anno In the Mood for Love festeggia il suo 25°compleanno, ma nonostante il passare del tempo, rimane un capolavoro senza età. Diretto da Wong Kar-wai nel 2000, il film è un inno alla bellezza effimera dell’amore non vissuto, tratto dal romanzo di Liu Yichang. Interpretato da Maggie Cheung e Tony Leung Chiu-wai, il film è stato anche definito da un sondaggio della BBC del 2016 come il secondo miglior film del nostro secolo: "Mai un film ha parlato così fluentemente il linguaggio universale della perdita e del desiderio".
Curiosità sul titolo: Wong Kar-wai aveva pensato inizialmente a “The Secret”, ma è stato il richiamo evocativo della canzone del 1946 “I’m in the Mood for Love” a dargli la giusta chiave.
Non è solo un titolo, è una melodia che si fissa nella mente, diventando parte dell'atmosfera che permea il film. Una composizione che parla attraverso la musica, le immagini e i silenzi.
In the Mood for Love è uno dei film d’amore più iconici del nostro secolo, seppure non ci sia mai nemmeno un bacio tra i protagonisti.
L’assenza è una scelta che crea tensione e che affonda le radici nell'intimità del non detto, nella ricerca di uno sguardo, nel sussurro di una voce, nel bisogno di piccoli gesti che diventano enormi. Come spiega il regista Wong Kar-wai:
In the Mood for Love è come “due persone che ballano insieme lentamente".
Il ritmo non è solo quello dei passi, ma quello della luce e delle ombre, dei colori saturi e di quelli pastello, degli sfioramenti, dei tocchi sottili e delle emozioni che irrompono, degli abiti sontuosi e delle camicie sgualcite, dell’eleganza e della precarietà: la trama si fa fluida, quasi secondaria rispetto a un intreccio fatto di dettagli simbolici che creano l’illusione di un momento che possa durare per sempre, un senso di tempo ovattato forse più vicino all’avanguardia che al cinema tradizionale.
La ricerca estetica della pellicola svela la storia personale del regista, che nel 1963 (negli anni della Rivoluzione Culturale) si trasferì da Shanghai a Hong Kong. Qui, immerso in un contesto internazionale e poliglotta, si sentì isolato per via della barriera linguistica, ricordando come momento di piacevole svago quello al cinema con la madre. Non è un caso che la solitudine, il distacco e l’introspezione siano dei temi ricorrenti nel cinema di Wong Kar-wai.
Quella di "In the Mood for Love" è stata una produzione elaborata, durata quindici mesi, con gli investitori che si ritirarono e che furono sostituiti nel pieno della crisi finanziaria asiatica del 1997. "Doveva essere un pranzo veloce, e poi è diventato un grande banchetto", ha detto Wong.
In questa storia, i personaggi sono divisi da porte, finestre, muri e specchi, creando una distanza invisibile che li costringe a rimanere imprigionati nei loro spazi privati, come se fossero intrappolati in una bolla che, nonostante il desiderio, non può mai realmente esplodere. Wong Kar-wai ci conduce nelle vite segrete dei protagonisti e invita lo spettatore ad assistere ad una passione mai consumata.
È la perfetta illustrazione di ciò che significa desiderare qualcuno senza mai dichiararlo, rimanendo intrappolati nel dolore e nella dolcezza di un gesto incompiuto. La bellezza del film sta proprio nella sua impossibilità, nell’intensità di un amore che non può essere, che rimane a mezz’aria, che si rincorre come in un valzer infinito. L’ambiguità non viene mai risolta, ma accolta passo dopo passo. Diventa un motore, quella stessa tensione che trasforma l’impossibile connessione tra i protagonisti in un delicato gioco di attese.
La grandezza di Wong Kar-wai sta nel riuscire a far sentire lo spettatore parte integrante di quel mondo lontano, inarrivabile, intimo, relegato, dove le sfumature di Hong Kong degli anni '60 danno forma a sentimenti universali e senza tempo.
È un film che invita a riscoprire la bellezza nascosta nei piccoli gesti, a percepire la bellezza viscerale in ciò che sembra semplice ordinarietà.
In questo senso, In the Mood for Love potrebbe essere interpretato come parte di una tendenza attuale che spinge sempre più persone a "romanticizzare la propria vita", celebrando l'importanza dei momenti quotidiani con la consapevolezza che non torneranno. Questi istanti di vita irripetibili appartengono esclusivamente alla propria storia, che diventa un'opera da vivere e sentire profondamente, anche a costo della paura e della nostalgia.
“Non voglio tornare a casa stanotte” (Mrs. Chan)
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